Descrizione di

SINDROME FIBROMIALGICA

Definizione e sintomatologia

Si tratta di una sindrome dolorosa a carico di muscoli scheletrici, solitamente accompagnata da numerosi e variegati sintomi generali a carico di vari organi ed apparati. I dolori possono essere avvertiti in uno o più distretti muscolari scheletrici, coinvolgono spesso le articolazioni contigue, e tendono a migrare. Il tipo di dolore è spesso gravativo e o urente. Possono essere di intensità anche molto elevata e rispondono scarsamente ai farmaci antinfiammatori e ai trattamenti fisioterapici.

Molto numerosi sono i sintomi generali che si possono variamente associare a costituire la sindrome:

– Stanchezza cronica, A volte è molto invalidante

– Disturbi del sonno (Frequenti risvegli, sonno non ristoratore)

– Scarsa lucidità mentale, mancanza di concentrazione, difetti di memoria (cosiddetta sensazione fi “nebbia mentale”)

– Parestesie agli arti e al volto

– Acufeni

– Prurito nel condotto auricolare

– Parestesie agli arti o sulla faccia

– Particolare suscettibilità al freddo, a volte brividi.

Etiopatogenesi

L’insorgenza della malattia ed il suo mantenimento è molto spesso connessa ad eventi stressanti, o unici e gravi (morte o gravi malattie di persone care, abbandoni da parte del partner, eventi catastrofici quali terremoti, naufragi, oppure gravi incidenti, rapine, etc.), ovvero stress di minore intensità ma perduranti nel tempo, quali conflitti familiari o nel mondo del lavoro, eccessivi impegni lavorativi o di studio, trasferimenti in altre città.

A livello somatico sono presenti ipertono muscolare nei muscoli affetti e neuropatie superficiali polidistrettuali.

Non è una patologia del sistema nervoso centrale, non è una malattia reumatologica e immunologica in senso stretto (markers immunologici negativi), anche se storicamente lo specialista di riferimento è sempre stato il reumatologo.

Si associa abbastanza frequentemente alle patologie dolorose pelviche (vulvodinia, sindrome del dolore pelvico cronico, neuropatia del pudendo, cistite interstiziale), oltre che alla sindrome del colon irritabile, con le quali evidentemente condivide sia il substrato caratteriale e psicologico dei soggetti affetti, oltrche alcuni meccanismi patogenetici.

E con queste patologie condivide anche la scarsa conoscenza da parte dei medici, non esclusi gli specialisti di riferimento, ed il conseguente ritardo nella formulazione della diagnosi e dell’avvio di terapie specifiche. Ancora più che in altre patologie, presentando i pazienti numerosi sintomi a carico di apparati ed organi molto diversi, e apparentemente slegati tra di loro, c’è una diffusa tendenza ad etichettarli come psicolabili, di esclusiva pertinenza dello psicologi se non dello psichiatra. Aumentandone così vieppiù la frustrazione, l’angoscia e la rabbia. Con il reiterarsi di tale inquadramento errato da parte dei medici, le famiglie, e spesso i pazienti stessi, finiscono per convincersene.

Diagnosi

Si basa esclusivamente sull’anamnesi, che deve ricercare tutti i numerosi sintomi caratteristici, e sull’esame obiettivo che deve ricercare i cosiddetti tender point. Sono questi i punti dolorosi alla compressione dei vari muscoli ad una pressione che solitamente non risveglia alcun dolore. Il dolore si limita alla zona di compressione digitale, e non si irradia a distanza come invece avviene con i trigger point.

Terapia

È praticamente la stessa delle sindromi dolorose pelviche in cui sono presenti contratture muscolari e neeuropatia periferica. Prevede quindi 1)  norme comportamentali (applicazione di caldo, evitare esposizione al freddo, sforzi fisici, massaggi che comportano manovre di “impastamento”dei muscoli, etc.); 2) Farmaci ed integratori antineuropatici; 3) Farmaci miorilassanti; 4) Antidolorifici maggiori (FANS, tachipirina e cortisone solitamente non sono efficaci; 5) Integratori energizzanti; 6) Ginnastica dolce quale lo hatha Yoga e massaggi soft quali il linfodrenaggio manuale secondo Vodder.