Ecco adesso mi sale l’ansia!

Un articolo sull’ansia di Dott. Luca Masini

Untitled

Il termine ansia trova un suo diretto corrispondente nel latino anxia, il quale a sua volta deriva dal verbo latino ango che significa stringere, soffocare o in altri termini angosciare.

Per cui l’ansia è quello stato di agitazione, di soffocamento mentale di fronte a situazioni di possibile pericolo o incertezza.

“Mamma mia ho l’ansia, e adesso cosa succede?!”
A chi non è capitato almeno una volta nella vita di avere nella testa questo pensiero….a tutti! Ciò non significa che io soffra d’ansia “patologica”!

“c’è ansia ed ansia!”
Proprio così! C’è una bella differenza tra l’ansia “fisiologica” e l’ansia “patologica”.

Ansia fisiologica
Se a volte abbiamo l’ansia ci sarà un motivo!Infatti se questa emozione complessa si è mantenuta nel sistema evolutivo dell’uomo e nel nostro sistema nervoso significa che per noi a volte avere un po’ di ansia è funzionale e del tutto normale. Sì ma funzionale e normale per che cosa?

Facciamo un esempio:
provare ansia di fronte a situazioni di vita stressanti può essere “funzionale” per raggiungere il nostro obiettivo o scopo. Pensiamo ad esempio al momento in cui devo sostenere un esame all’università o devo affrontare un importante riunione di lavoro o devo presentarmi ad un primo importante colloquio di lavoro.

In queste situazioni provare “ansia” non solo non è patologico ma è del tutto normale! Senza questa emozione complessa- che alle volte può essere mista a paura, tristezza, rabbia- non mi attiverei, non mi metterei in moto per studiare, per preparami per la riunione o per sostenere il colloquio di lavoro. In questo caso avere l’ansia aiuta l’individuo ad attivarsi –orientarsi all’azione- per il raggiungimento di quanto si è prefissato. In caso contrario, nel caso non provassi per niente ansia o questa fosse ad un livello eccessivamente basso, potrei non essere in grado di dare “benzina” al mio motore e non sarei in grado di impegnarmi con un’intesità sufficiente per raggiungere il mio obiettivo.

Ansia patologica. Quand’ è che l’ansia diventa un problema?
Tutti noi nel corso della nostra vita ci siamo detti frasi di questo tipo: “non ce la farò mai!”, “sto impazzendo!”, “tutto andrà sicuramente male!”; “mi sento completamente bloccato dalla testa ai piedi, non riesco più ad andare avanti!” “ecco lo sapevo non ci riuscirò mai, sono un fallito!”

Ecco lo sapevo allora ho l’ansia patologica! NO! Non è così nella maggior parte dei casi.
Quello che abbiamo visto qui sopra sono esempi dei cosìdetti pensieri automatici che possono entrare a fare di quello che diciamo a noi stessi –il nostro dialogo interiore- ogni volta che ci troviamo di fronte ad eventi di vita stressanti. Questi pensieri automatici possono essere appunto parole, piccole frasi od immagini che attraversano la mente della persona nel momento in cui è posta di fronte a situazioni stressanti e spesso la persona non se ne rende neanche conto del tutto.

Il problema è che però a volte intensificano l’ansia a tal punto che sale oltre il “livello di guardia” raggiungendo un livello di intensità ben oltre l’ansia “fisiologica”. Nel momento in cui questi pensieri automatici diventano costanti e presenti tutto il giorno e girano continuamente nella testa della persona accade che quanto viene percepito come evento “semplicemente” stressante diventa invece ansiogeno e disadattivo. In questo caso la persona si trova a vivere uno stato d’ansia dove però diventa dfficile o impossibile riuscire a vedere le possibili azioni da perseguire per risolvere la situazione o per far fronte a tale stato di ansia pataologica. La persona si sente così letteralmente bloccata sia a livello mentale che a livello corporeo –freezing-.

È un terremoto!
Proprio così. In questi momenti si vive come se ci fosse un terremoto dentro di noi. Come accade alle persone che si trovano di fronte ad eventi imprevedibili e non gestibili, come accade di fronte all’evento terribile di un terremoto, così la persona non vede vie d’uscita e le emozioni –ansia- diventano difficilmente gestibili e controllabili. È proprio di fronte a queste situazioni in cui non si percepisce più il controllo che è necessario chiedere aiuto per cercare di ritrovare il proprio “sentiero” e mettersi nuovamente in cammino.

Ora ti propongo un semplice esercizio per farti capire come si lavora durante i colloqui dove l’obiettivo è cercare di aiutare il paziente a riscoprire le risorse per far fronte alle situazioni difficili della propria vita.

Untitled1

Osserva bene l’immagine per un minuto.

Immagina ora di essere un regista e di dover usare la tua fantasia per descrivere la sceneggiatura di un film, in particolare di dover scrivere e raccontare questa scena rappresentata da quest’attrice famosa.

Ora sei un regista e dai spazio alla tua creatività ed immagina di dover scrivere il copione di una scena di un film!

Chi è questo personaggio al telefono? Con chi è al telefono?

Che cosa sta dicendo? Che cosa le dice la persona dall’altra parte della cornetta?

Che cosa sta pensando il personaggio mentre è al telefono? Quali pensieri le stanno passando per la testa?

Secondo te quale emozione sta provando questo personaggio?

E l’emozione dove la sente a livello del corpo? Nelle testa? Nella pancia? Nelle mani?…ecc

E questa scena che ti stai immaginando con questo personaggio come va avanti? Cosa succede dopo questa telefonata?

Ti è riuscito l’esercizio oppure no?

Se sì è stato facile o difficile?

Se non ci sei riuscito prova a chiederti, come mai? Come mai ho fatto fatica?

Naturalmente non succede nulla se non ci sei riuscito ma l’intento era proprio che comunque tu ci provassi.

Quello che ti ho proposto è un esercizio simile a quello che si conduce in seduta per comprendere insieme come si sviluppano i momenti in cui la persona prova disagio e vive emozioni difficili e dolorose.

Proprio come lo sceneggiatore che costruisce le scene di un film così nel momento in cui la persona vive situazioni percepite come fortemente ansiogene ciò che caratterizza questi momenti sono i suoi pensieri, le sue emozioni e le sensazioni che prendono parte alla “scena”, aumentando il disagio e la sofferenza.

Così come non è possibile capire un film senza le scene chiave così è necessario lavorare sugli episodi e sulle “scene” principali dell’individuo per comprendere dove ed in che modo si sviluppi lo stato ansioso. Lavorare insieme in seduta sui pensieri, le immagini, le emozioni che si provano durante tali situazioni “ansiogene” è un lavoro difficile ma necessario per comprendere e superare un periodo difficile in modo da ridare alla persona la capacità di riprendere gli strumenti ed utilizzare le proprie risorse per farvi fronte.